PAOLO CURTAZ -COSA E’ UNA CHIESA – Dedicazione della Basilica Lateranense-

Pubblicato giorno 7 novembre 2025 - Foglio Parrocchiale, In home page, in primo piano

 

 

Dedicazione della Basilica Lateranense   

Chiesa e chiese

Curiosa, la festa di oggi: in tutto il mondo i cattolici celebrano la dedicazione della Cattedrale di Roma, come se fosse la propria Chiesa e la domenica assume un contorno di riflessione particolare. La ragione di questa festa è semplice: la liturgia ci richiama al ruolo centrale della Chiesa di Roma nella nostra esperienza e al ruolo del luogo di culto per i cristiani.

Ma è anche l’occasione per ampliare la riflessione, per chiederci chi è la Chiesa, per parlare delle chiese edifici, per parlare del tempio che siamo, del ruolo della Chiesa di Roma.

Perché, sarò onesto, mi sembra che in giro ci siano poche idee ma ben confuse e che, alla fine della fiera, nonostante un Concilio, il Sinodo appena concluso, le tante riflessioni, quando parliamo di Chiesa quasi tutti pensano al Vaticano, al Papa e ai Vescovi.

Dedicare una domenica al centro del cristianesimo (Cristo, non Roma, come ci ha ricordato Paolo scrivendo ai Corinti) ci aiuta a capire in quale straordinario progetto, se lo vogliamo, possiamo essere coinvolti.

Chi è la Chiesa

Io amo la Chiesa, follemente. Perché mi ha portato a Cristo. Me lo ha donato.

E devo essere sincero: sono stato fortunato. Tanto fortunato.

Sì, anch’io ho incontrato cristiani poco credibili o bislacchi. Ma, in realtà, erano persone bislacche che, in più, frequentavano la parrocchia. E mi sono dovuto scontrare (e ne sono uscito a pezzi) con una realtà di cristianesimo ossidato, stantio, impermeabile al cambiamento, una sorta di Proloco di devoti, in cui prima di ogni altra cosa c’era il giudizio della gente, poi il vangelo. E ho vissuto con fatica il rapporto con la gerarchia, i bizantinismi teologici, le tattiche clericali, le piccole dispute e le invidie mascherate. Finanche un po’ di mobbing (che nella Chiesa non si nomina mai per pudore). E ho anche sfiorato qualche ombra inquietante di qualche cristiano o religioso ambiguo e opportunista.

Ma, se devo essere sincero, ho soprattutto conosciuto un volto di Chiesa mille e mille volte più luminoso. Uomini e donne come tanti, la cui vita, in certi aspetti, esprime un tale amore per Dio, per la vita, per i poveri, per il vangelo, da far sciogliere il cuore. Preti in età di pensione ancora capaci di donarsi fino allo sfinimento, sempre accoglienti, sempre attenti. Ho conosciuto suorine acciaccate passare la giornata dietro pentole fumanti per sfamare anziani e poveri. Imprenditori e professionisti cercare di declinare la visione cristiana nei propri ambienti di lavoro, con equilibrio e discrezione. Monaci e monache sprofondati nell’Assoluto il cui sguardo, quando li incontri, ti mette i brividi.

E amore, tanto, tantissimo. E perdono, e accoglienza.

Luci e ombre, certo.

Perciò soffro come un cane (un dolore fisico) quando vedo qualche fratello o sorella nella fede sprofondare nella tenebra, fare danni, stracciare il vangelo.

Vite che diventano muri, non trasparenza di Dio.

Cos’è una chiesa

Cos’è chiesa? Ci viene spontaneo pensare ad un luogo, vero?

D’altronde la storia dell’arte ci consegna scenari straordinari, gare di bellezza, Cattedrali che sfidano il tempo per dare lode al Signore. Nel cristianesimo come in ogni cultura e civiltà, l’arte esprime il proprio meglio quando cerca di raggiungere Dio, quando cerca di esprimere il concetto assoluto di bellezza.

Una chiesa ha senso solo se contiene una Chiesa, cioè una comunità.

La visione cristiana del tempio è piuttosto dissacrante: non esistono luoghi che contengono Dio, ma luoghi che contengono comunità che lodano Dio. Perciò le nostre chiese sono un riferimento continuo alla Chiesa fatta da persone vive.

Anzi: il rischio di ridurre a museo i nostri luoghi di culto è reale e questo ci deve spronare a costruire comunità.

Cos’è la Chiesa? È il sogno di Dio, fratelli e sorelle radunati dalla sua Parola che, mettendo al servizio del Regno i propri doni, costruiscono il luogo che rende presente l’amore di Dio.

La Chiesa cui Gesù affida l’annuncio del Regno, fra la sua venuta nella storia e la sua venuta nella gloria, sostenuta dallo Spirito Santo, è la pagina pubblicitaria di un’umanità riconciliata, capace di amarsi, profezia per un mondo possibile.

In attesa del Regno, lo rendiamo possibile, nella quotidianità, amandoci come il Signore ci ha amati, scoprendoci amati, scegliendo di amare e servire.

Il sogno di Dio

Così realizziamo il sogno di Dio, diventando – finalmente – Chiesa: radunati intorno alla Parola, vivendo il proprio ministero e la propria vocazione, lasciando da parte guru e santoni, consapevoli di essere stati scelti, facciamo diventare i nostri templi dei luoghi di incontro e di accoglienza, luoghi di stile e di vangelo, luoghi che custodiscono il pane del cammino e la parola.

Conserviamo le nostre chiese, valorizziamole, ma soprattutto il restauro del fuori sia sempre secondo o contemporaneo al restauro dentro la comunità.

Celebrare la Cattedrale di Roma significa prendere a cuore il destino di quel pezzo di Chiesa che abita il mio quartiere, la mia città, significa rendere presente nella realtà povera che è la Parrocchia un pezzo di Regno.

Ad limina

Ma la dedicazione della Basilica Lateranense ci spinge a una riflessione sulla cattolicità romana, cioè sulla chiesa universale (senza confini, questo significa “cattolica”!) in comunione con la Chiesa madre di Roma.

La Cattedrale, luogo in cui si custodisce la cattedra, il luogo da cui il Vescovo annuncia la parola, è segno di unità per tutte le parrocchie di una Chiesa locale. Nell’esperienza della Chiesa cattolica Roma, sede dell’apostolo Pietro e luogo di martirio suo e di Paolo, riveste una centralità spirituale e una vocazione particolare, la vocazione alla custodia del deposito della fede.

Di cosa si tratta? Un compito difficile affidato a Pietro e alla sua comunità: custodire la fede, essere segno di unità.

In parole semplici: amico che ascolti, chi ti garantisce che la mia interpretazione della Parola sia quella vissuta da duemila anni di cristianesimo? Che io non sia uno dei tanti mullah con una mia carismatica e personale interpretazione del Vangelo? Chi garantisce a me di essere nel solco scavato dall’esperienza delle comunità illuminate dallo Spirito dono del Risorto? Semplice: la comunione con Pietro e la sua Chiesa, il guardare a quella cattedra, a quell’insegnamento che diventa tutela e custodia della Parola, non la Parola influenzata dalle correnti di pensiero, interpretata a proprio comodo dall’ultima moda di turno, ma la Parola vera pronunciata da Gesù e riecheggiata dai testimoni.

Fondata sulla testimonianza di quei dodici, una fede apostolica.

Oggi è la festa della cattolicità della Chiesa e della sua unità, della bellezza della diversità e della ricchezza dell’unione intorno al carisma di Pietro, rude pescatore chiamato ad essere roccia irremovibile nella custodia delle parole del Maestro.

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