Editoriale di Lucio Bonomo – Giovani deviati dai social

Pubblicato giorno 14 settembre 2023 - Foglio Parrocchiale

 

Editoriale di Lucio Bonomo

Giovani deviati dai social

Siamo stati tutti colpiti e turbati dai ripetuti episodi di abusi sessuali e di atti di violenza perpetrati da adolescenti e giovani nelle ultime settimane. Mentre erano in corso le indagini sui 7 giovani che hanno stuprato, il 7 luglio scorso, una 19enne a Palermo e sulle allucinanti chat e intercettazioni, siamo stati investiti da un altro episodio sconcertante, quello di due tredicenni di Caivano, uno dei quartieri più degradati del Napoletano, violentate il 25 agosto da sei ragazzi, quasi tutti minorenni.

E’ evidente che di fronte a simili fatti incresciosi ci si interroghi su come sia potuto succedere e quali soggetti siano chiamati in causa.

La famiglia

Di solito si pensa alle famiglie e alla loro capacità o meno di educare i figli al senso della legalità, della responsabilità, del rispetto degli altri e, soprattutto, nell’uso dei social e di Internet. Sarebbe, però, ingeneroso scaricate tutto su di esse in quanto, spesso, i genitori si trovano impotenti verso l’ambiente sociale e culturale, soprattutto verso i social che veicolano il porno e tanta altra violenza e forme di disgressione che condizionano fortemente la psiche e la mentalità dei giovani e degli adulti, inducendoli a comportamenti emulativi deviati di tipo criminoso e a ritenere che soddisfare ogni istinto o desiderio sia moralmente lecito. Va detto che, tolte quelle famiglie che sono latitanti nell’educare i figli, la maggior parte non sa più come controllare e prevenire certe scelte e frequentazioni pericolose dei loro ragazzi.

Le Istituzioni pubbliche

Riteniamo che una responsabilità importante ce l’abbiano, però, anche le Istituzioni che sono preposte all’ordine pubblico, soprattutto nei quartieri più problematici di quelle periferie dei grandi agglomerati urbani che si presentano spesso come delle vere e proprie “banlieue”. La loro presenza dovrebbe essere costante e capillare e non solamente occasionale come è accaduto a Caivano, allorché il Governo ha inviato ingenti forze di polizia per fare una retata risanatrice del quartiere. Lo Stato, da sempre, rivela una certa carenza della presenza delle sue istituzioni, soprattutto delle forze dell’ordine, nel territorio. Ma anche di un’adeguata politica sociale di sostegno e di inclusione delle fasce più deboli e marginalizzate. Meno male che la Chiesa non abbandona mai le periferie. Ne è il segno la presenza di sacerdoti e volontari coraggiosi, spesso isolati e anche minacciati dalle gang e dalla criminalità organizzata, che sfruttano la povertà e la miseria economica e culturale di tanti ragazzi e famiglie.

La scuola

In simili frangenti, viene spesso criticata anche la scuola, per il suo presunto fallimento nella formazione ed educazione delle giovani generazioni. Riteniamo che nonostante le carenze della nostra scuola italiana, essa svolga in ogni caso un servizio prezioso e insostituibile. La stragrande maggioranza degli insegnanti ha davvero a cuore i ragazzi e i giovani loro affidati e si adopera in ogni modo per educarli al senso della legalità, dei valori etici, della responsabilità verso se stessi e gli altri. Certo, sarebbe necessario investire da parte dello Stato molte più risorse di quanto non abbia fatto finora. La scuola non può essere sempre ritenuta la principale indiziata per i mali della società. Non si può scaricare su di essa responsabilità che sono di tutti.

La cultura e i media

Riteniamo, però, che sui giovani incida spesso, in modo determinante, il contesto culturale e sociale che noi adulti contribuiamo a plasmare e che spesso né le famiglie né la scuola, né la Chiesa riescono a contrastare. Sappiamo, ad esempio, quanto i social, e la televisione, influenzino la mentalità e i conseguenti comportamenti, soprattutto nel campo della sessualità e delle relazioni umane, esaltando atteggiamenti di violenza e di devianza e facendo passare come lecita ogni sregolatezza in nome del primato assoluto della libertà e della propria individualità. Ma anche inducendo al consumismo sfrenato e alla ricerca in ogni modo del benessere e del successo personale.

Abbiamo la convinzione che da tempo si sia innescato un travolgente e inarrestabile processo di deregulation o una deriva, riguardo l’etica, i buoni comportamenti, la responsabilità individuale, il senso civico e il rispetto delle istituzioni. Forse, a volte, incentivato anche da carenze o scelte legislative che sembrano premiare più i furbi che i cittadini onesti; che privilegiano le lobby economiche e finanziarie e finiscono per coprire proprio gli interessi di coloro che snobbano con troppa disinvoltura il bene comune.

Purtroppo, chi semina vento raccoglie tempesta e non si può certo pretendere di raccogliere fichi dalle spine, né di vendemmiare uva dai rovi (Lc 6,44).