ARTICOLO DI DON BRUNO BARATTO DALLA VITA DEL POPOLO DI QUESTA SETTIMANA

Pubblicato giorno 26 gennaio 2023 - Foglio Parrocchiale

 

Un cammino di conversione

Gesù ci chiama tutti a ritrovare un’umanità degna di questo nome

“Beati i ricchi, beati coloro che non hanno preoccupazioni, beati coloro che hanno la forza dalla
loro, beati quelli che si fanno giustizia da soli, beati gli spietati verso chi li minaccia, beati quelli che sanno godere a qualsiasi costo altrui, beati coloro che non si fermano neppure di fronte ad una guerra, beati quelli che possono perseguitare chi attenta ai loro privilegi.
Beati costoro, i padroni del mondo, e tutti coloro che li sostengono e li seguono”.
Sì, queste parole sono più realiste e attuali rispetto a quel vecchio testo di duemila anni fa, che neppure allora brillava per realismo.
Al massimo, generava qualche bel sentimento, e oggi forse un po’ di malinconia.

Accettare una provocazione

Ma accettiamo la provocazione: tentiamo di ascoltare davvero il testo e colui che lo ha proclamato. Prima di tutto, nonostante tante interpretazioni in tal senso, non è un insieme di comandamenti.
In Matteo Gesù è presentato come nuovo Mosè: dal monte propone a chi lo ascolta indicazioni di cammino che vanno oltre, come erano state recepite le “dieci parole” del Sinai.
Tuttavia, anche quei “comandamenti” vanno liberati da una interpretazione riduttiva che li irrigidisce in “semplici” regole di comportamento.
In realtà nascono da un’esperienza di liberazione, e vengono proposti fin dal Sinai come impegno di alleanza con Colui che quella liberazione l’ha resa possibile.
Sono voce potente che ricorda “come camminare su vie di liberazione” per non ritornare in schiavitù.

Da che parte sta Dio

E così è per le parole delle beatitudini, partono dall’esperienza di Gesù e dichiarano con voce autorevole ciò che
per tutti è sconcertante:  proclamano da che parte ha deciso di stare Dio.
Con la costruzione letteraria del “passivo divino”, viene qui affermato: “Beati i poveri nello spirito, perché Dio darà ad essi il Regno dei cieli, beati quelli che sono nel pianto, perché Dio li consolerà …”.
E’ un Dio che agisce liberando la vita dai demoni della ricchezza che genera miseria, da ciò che fa scorrere il pianto, dalle azioni che infrangono la giustizia, dalla durezza di cuore, dalle parti oscure che rovinano i sentimenti e la meraviglia per la vita, dai venti di ogni sorta di guerra, da ogni persecuzione che distrugge vite e dignità, da ogni scherno e spregio per chi vive con autenticità…
E’ un Dio che rende possibile trovare gioia oltre la smania della ricchezza, che fa incontrare chi sa consolare, che aiuta a vivere relazioni non violente, che apre reciprocamente il nostro cuore alla vita altrui, che purifica ogni nostro desiderio al punto di scoprire la sua presenza in ognuno di essi, che fa crescere azioni che costruiscono ponti fra le persone come frutto dell’essere tutti suoi figli e quindi fratelli, che sostiene la perseveranza nel ritrovare dignità ogni volta che questa viene sfregiata, che fa sentire la sua presenza di Pasqua a tutti coloro che testimoniano con la vita il suo Regno di vita.

Una scelta rischiosa che ne genera altre

Certo, è scelta di fede decidere di credere a questo annuncio. E’ scelta rischiosa perché colui che l’ha proclamato per primo, con la vita e la parola, ci ha rimesso la vita crocifisso.
Eppure, per Gesù questa è la scelta di Dio: fare alleanza con gli ultimi, e questa scelta lui l’ha testimoniata mettendosi dalla
parte di chi nella logica di sempre sembra essere continuamente perdente: malati, disabili, donne, poveri, bambini senza diritti, emarginati… E non per condannare tutti gli altri, quanto per chiamarci tutti, proprio a partire dai perdenti, dagli ultimi, a ritrovare umanità degna di questo nome.
Allora sì: se accettiamo di fare esperienza di questa progressiva, continua liberazione da tutto ciò che ci fa meno che umani, si aprono vie di conversione per le nostre condotte quotidiane.
Prima di tutto ammettendo le nostre fragilità, insicurezze, resistenze, riconoscendoci fratelli in tutto… e poi prendendo posizione rispetto ai “perdenti”, ai disprezzati, ai fragili, decidendo cammini di prossimità, non di esclusione, di condivisione e solidarietà, non di chiusura.
Di conseguenza, impegnarsi in azioni che restituiscano dignità, riscoprano stili diversi di vita tra noi e nella creazione che ci è stata affidata, come ascolteremo nelle prossime domeniche.
E questo restituirà luce e sapore alla vita del mondo intero.
(don Bruno Baratto)