PERCHE’ PREGARE – (da “La pre ghiera del cuore” di don L. M. Epicoco)

Pubblicato giorno 18 luglio 2022 - Foglio Parrocchiale

 

Riportiamo una riflessione sulla preghiera di DON L.M. EPICOCO riportata sulla “Vita del Popolo”

 

Una persona che prega è una persona che respira, una persona che non prega è co-
me se stesse costantemente in apnea, vive nella disperazione della mancanza di fiato, nel-
la mancanza di ossigeno. C’è una saturazione proprio dell’anima che viene dall’assenza della
preghiera.
Quando una persona prega, quando un cristiano prega, funziona, funziona fino in fon-
do. Quindi per noi la preghiera non è un hobby, non è qualcosa di cui possiamo fare a meno, ma
fa parte di quel minimo sindacale che ci riguarda come cristiani, prima di tutto il resto.
Tanto è vero che la cosa che colpisce di più dei Vangeli, non dovrebbero essere i grandi segni, i mira
coli… ma qualcosa che è come un sottofondo,che accompagna un po’ tutta la vicenda di Ge-
sù, ed è la sua capacità di pregare, in circostanze anche molto diverse tra di loro: fa dei mira-
coli, e poi si allontana, passa la notte in preghiera; prima di far risuscitare Lazzaro prega e pre-
ga anche poche ore prima di entrare nel momento clou della sua esistenza, che sono le ore del-
la passione e della croce. La sua passione la inizia pregando, nell’orto degli ulivi, cercando
ancora una volta quel rapporto col Padre, quel desiderio della volontà di Dio. Quindi “il Gesù
che prega”, in fondo, è forse il segreto di Gesù (…).
Non esiste una scuola di preghiera, cioè che non esiste un modo attraverso cui noi sicu-
ramente impareremmo a pregare, ma esiste qualcosa che dovrebbe farci venir voglia di
pregare.
L’unico modo per imparare a pregare è: pregare.
Non ci sono altri modi.
Il punto di partenza, io credo, per avere un cuore che prega – ed è una preghiera, veramente, do-
mandare al Signore di donarci un cuore che prega – è comprendere quello che ci ha insegnato
in maniera mirabile sant’Agostino quando ci ha detto che l’inizio vero della preghiera è il desi-
derio.
Che cosa significa, fondamentalmente: che il primo modo di iniziare a pregare è desidera-
re di pregare, è coltivare dentro di noi questo desiderio. Non è scontato che dal desiderio si pas-
si poi al fatto.
Quando lo Spirito vuole insegnarci a pregare, la prima cosa che fa crescere dentro di noi è il de-
siderio della preghiera. Solitamente, però, que sto desiderio della preghiera, poi, si scontra con
le ferite del nostro peccato originale.
La ferita più grande del nostro peccato originale, che ci por tiamo tutti addosso, è la ferita del nostro “io”. Cioè, il nostro “io” solitamente riempie tutto lo spazio e impedisce l’ingresso di qualunque altra esperienza, persino l’esperienza dell’amore.
Ad esempio, per una persona che è molto concentrata sul proprio io, cioè ha un “io” che ha pre-
so tutto lo spazio, in italiano si usa la parola egoIsta; però solitamente quando usiamo la parola
egoista ne diamo subito un’accezione moralistica.
Invece una persona che è centrata su di sé non trova spazio nemmeno per amare, perché per po-
ter amare tu devi diminuire, devi fare spazio all’altro. Per poter amare tu devi far rimpicciolire
il tuo “io” perché se il tuo io riempie tutta la stanza del tuo cuore, non può entrare nessu-
no dentro quel cuore. Ecco allora perché – se in quella stanza c’è tanto del nostro “io”, che
fa da impedimento, c’è tanta della nostra esperienza che fa da impedimento; ci sono le no-
stre ferite che impediscono la preghiera – il primo modo attraverso cui si crea una crepa den-
tro quel “pieno” del nostro cuore è esattamente il desiderio.
Allora, se avete un grande desiderio di preghiera, ma non state riuscendo ancora a pregare veramente, questa non è una brutta notizia… Significa che lo Spirito sta iniziando dentro di voi un percorso. (da “La pre ghiera del cuore” di don L. M. Epicoco)