Storia del Tempio Monumentale di San Nicolò

Pubblicato giorno 6 luglio 2016 - Storia

 

TEMPIO DI S.NICOLO’ A    TREVISO

 

a cura di Carlo Fassettaesterno senza piante

 

Il complesso edilizio costituito dal convento e dal tempio di San Nicolò sorse in località “pascolo generale di Grintina” della contrada di S. Teonisto, immediatamente all’interno delle neo-edificate mura del libero Comune di Treviso, nell’angolo sud-ovest della città murata.
Ad erigere il complesso conventuale furono i frati Predicatori – comunemente noti come i Domenicani – che si mossero subito dopo il riconoscimento pontificio da parte di Onorio III, il 29 dicembre 1216.

Vennero a Treviso per combattere l’eresia catara o albigese,presente anche nel Trevigiano ( con un vescovo di Vicenza e Treviso  insediato fin dal 1180 ) e contro la quale già si era mosso il loro fondatore, san Domenico de Guzman, uno dei grandi protetti di Innocenzo III.
Probabilmente i Predicatori – primi riconosciuti nel nuovo Ordine Mendicante –  fecero la loro comparsa nel Trevigiano fin dai primi anni ’20 del XIII secolo e nei primi anni del loro predicare itinerante probabilmente furono ospitati a Treviso presso altri religiosi e forse in S. Nicolò dei  barcaioli , mentre avrebbero celebrato le loro funzioni  nel sacello di Gesù Cristo.
Di certo non ebbero una loro sede fissa prima del 1230, quando il Comune di Treviso decretò l’assegnazione di un terreno e di 500 lire all’Ordine, ove avesse voluto costruirsi chiesa e convento, perché i Domenicani “possano tenervi la predicazione e celebrare le sacre  liturgie”.

Non c’è dubbio che la prima chiesa di s. Nicolò – più piccola dell’attuale, ad un sola navata e orientata in direzione sud-nord, perpendicolare all’attuale – fu costruita subito dopo il 1230  a partire dal contributo iniziale del Comune; ma subito (1233) i Domenicani ebbero sia l’incarico di custodia notarile degli atti del Comune che un largo seguito di contributi dei cittadini di Treviso e nel 1244 avevano già realizzato parte del loro convento.
Nel corso del ‘200 la costruzione della chiesa andò a rilento e forse subì anche i danni di un incendio verso la fine del secolo; ricevette invece una determinante accelerazione agli inizi del ‘300. Pare certo che nel 1303-1304 sia stata demolita tutta o gran parte della chiesa citata, per sostituirla – su progetto dell’architetto Fra’ Benvenuto della Cella – con il tempio attuale, che è orientato con l’abside verso il sorgere e la facciata verso il tramonto del sole.
La complessità e la grandiosità dell’edificio rendono evidente che i Predicatori ebbero a loro disposizione grandi capitali (pubblici e privati) e ciò favorì il fiorire e l’ingrandirsi della comunità religiosa, sostenuta anche dall’iscrizione delle confraternite dedite all’assistenza, alla solidarietà morale e spirituale verso la popolazione.

La nuova edificazione iniziata nel 1304 proseguì fino al 1318 ; fu interrotta poi per un trentennio a causa di eventi bellici, delle calamità naturali degli anni 1347 (carestia) e 1348 (terremoto, piogge torrenziali, scarso raccolto); e poi della prima epidemia di peste nera (1348-1351).
Nel 1351 i lavori di costruzione di S. Nicolò vennero ripresi ma tre anni dopo furono nuovamente interrotti fino al 1389 quando, rovesciati i da Carrara e tornata Treviso sotto la Repubblica di Venezia, si raccolsero i fondi che servirono per erigere il muro della facciata ed rosone sopra il portale.
E tuttavia il tetto delle tre campate anteriori rimase più basso di quella della parte precedentemente edificata, come si può constatare in molte vedute precedenti la metà del XIX secolo.
Si ebbero nel tempo altri interventi ed eventi fra i quali merita segnalare :

  • fra il 1490 e il 1505 in alto a sinistra dell’altare maggiore fu realizzato il monumento funebre al senatore Agostino Onigo  ( scultore Giovanni Buora da Osteno, della bottega dei Lombardi, e pittore Giovanni Buonconsiglio, detto il Marescalco – se non Lorenzo Lotto, come ancora sostengono taluni critici );

  • dal 1520 venne dipinta la pala dell’altare maggiore da fra’ Marco Pensaben prima e da Giovanni Gerolamo Savoldo poi;

  • nel 1693 Giovanni Comin scolpì il monumento a Benedetto XI che venne posto sulla parete di fronte al monumento all’Onigo .

Alla caduta della Repubblica di Venezia (1797) il complesso fu occupato dalla guarnigione francese e più tardi il decreto napoleonico del 25 aprile 1810  tolse  ai  Predicatori  il monastero annesso al tempio di S. Nicolò : i beni patrimoniali della congregazione soppressa e della chiesa  vennero affidati allo Stato e i Domenicani abbandonarono definitivamente Treviso dopo quasi sei secoli di presenza attiva in Treviso.
Gli Austriaci mantennero a lungo le destinazioni napoleoniche e dunque la chiesa fu destinata a magazzino, con la conseguenza di vari danni dovuti all’asportazione di un certo numero di pezzi artistici, rubati o distrutti dalle varie truppe occupanti.
Se dopo il 1839 il convento tornò alla Curia per diventare il nuovo – e attuale – Seminario vescovile, un primo restauro del  tempio  fu realizzato solo nel  triennio  1847-1849, con la riparazione del tetto e delle finestre, cosa che consentì nel giugno del 1850 il ritorno al culto del tempio di san Nicolò, divenuto Vicarìa del clero secolare.
Il Governo Austriaco nel 1856 finanziò altri grandi lavori di completamento e di restauro del tempio, che però portarono alla copertura con intonaco a calce di tutte le superfici interne e, purtroppo, anche alla eliminazione di altari, lapidi e monumenti funebri anche pregevoli , taluni definitivamente perduti quando non destinati altrove.
Il tetto della navata centrale venne elevato tutto ad uno stesso livello, fu alzata la facciata aprendo anche la trifora sommitale, il soffitto originale, a capriate, venne sostituito con l’attuale a carena rovesciata, si rifecero le volte delle navate laterali e venne anche stesa una nuova pavimentazione di marmo, con i colori rosso, nero e bianco che richiamano ai colori della veste dell’Ordine ed il sangue del martire dominicano san Pietro di Verona, (1205–1252).
Già colpito durante la prima guerra mondiale quando fu nuovamente usato come magazzino militare, il tempio di S. Nicolò nel corso della seconda subì ancora danni al tetto, al campanile, al pavimento, ad alcuni altari e alle vetrate, quasi tutte distrutte, nel corso di due bombardamenti aerei distruttivi che colpirono Treviso nei giorni  7 aprile  e 27 dicembre 1944.
Durante i due conflitti un certo numero di dipinti, asportati e custoditi in luoghi designati alla loro custodia dalle autorità civili e religiose, furono invece preservati con successo da possibili distruzioni o danneggiamenti.
Fra il 1945 e il 1960 si procedette alla riparazione dei danni, al ripristino della funzione del tempio e finalmente all’asportazione della calce che ne copriva le pareti, riportando a vista il cotto che ne caratterizza oggi il caldo aspetto interno.