Il Convento dei Predicatori

Pubblicato giorno 30 giugno 2016 - Storia

I Domenicani frequentarono Treviso – come frati predicatori itineranti – almeno dieci o dodici anni prima di insediarvisi stabilmente, molto probabilmente “appoggiandosi” a due piccole realtà già presenti in loco:

una cappella lignea o chiesuola di S. Nicolò “dei barcaioli”;
un sacello dedicato a Gesù Cristo; e forse anche una cappella dedicata ai SS. Giovanni e Cristoforo.
Dopo che nel 1230 il Comune aveva assegnato loro – con un contributo di 500 lire – un’area nella zona del pascuum generale de Grintina, in contrada di S.Teonisto, i Predicatori presero ad erigere gli edifici del loro convento sull’area della demolita cappella lignea di S. Nicolò, sostituita da una nuova chiesa in stretto “stile mendicante” .
Il sacello di Gesù Cristo sarebbe stato incluso nell’ala orientale del primo chiostro dell’adiacente convento.
Nel 1243 ne sarebbero stati decorati il soffitto, le fasce laterali ed il Crocifisso che oggi vediamo all’interno della Sala del Capitolo, ricavata in un secondo tempo; e nel 1244 il convento avrebbe avuto un solo chiostro-cimitero ed edifici in ampliamento verso ovest, dietro le absidi di S. Teonisto.
Pur ancora in fase di costruzione alla fine del XIII secolo, ebbe tuttavia già il Capitolo (1299) ed avrà poi la Biblioteca negli anni intorno al 1340 ed un ulteriore Capitolo Esteriore intorno al 1358, dopo che Tommaso da Modena aveva già decorato la sala del capitolo vecchio, nel 1352.
Nel 1418 un memorabile uragano scoperchiò la chiesa di S. Nicolò e danneggiò il convento, ancora a chiostro unico ma del secondo, quello maggiore (claustrum pomarii), la prima notizia risale soltanto al 1464.
Nel 1509 si costruì il bastione delle mura “veneziane”, conseguenti alla guerra fra Venezia e i collegati della lega di Cambrai: ad esso contribuirono gli stessi Domenicani, che subito dopo la guerra procedettero ad un intervento massiccio sul convento: vennero conservati l’ala Nord-sud e il corpo centrale ad essa perpendicolare; nel 1523 si eresse il porticato del I° chiostro; fra il 1523 e il 1531 si diede il via al completamente del II° chiostro e del refettorio (con pulpito) nuovi, ma nel 1569 l’intervento risultava ancora incompleto, perché il chiostro maggiore era privo dell’ala meridionale e certamente gli mancava l’intero porticato, che fu realizzato proprio in quell’anno.
Alla fine del secolo (1598) il priore Giorgio Lazzari fece finalmente costruire la IV ala, che mantenne una discontinuità da chiudersi – nelle intenzioni – con la scala d’onore, mai realizzata.
Non ci furono novità edilizie significative nei due secoli seguenti, quindi giungiamo al 1796, quando gli Austriaci per primi destinarono il convento di S. Nicolò ad uso militare, utilizzo confermato dai Francesi dopo il 12 marzo 1797 e ancora più tardi: nel 1806 esso fu sede del 53.mo Reggimento francese di linea; nel 1807 ospitò le truppe russe; nel 1809 passò al demanio francese per divenire sede delle scuole comunali dal 1810 (elementari nel I° chiostro; ginnasio e liceo nel II°, con alloggi per i docenti).
Le scuole vennero poi spostate e il convento – cacciati i Domenicani nel 1810 – di volta in volta divenne magazzino di casermaggio, deposito di granaglie, ospedale per malati di tifo, appartamenti per privati e via dicendo.
Fu il vescovo GIUSEPPE GRASSER (1823–1828) a perseguire l’acquisizione dell’ex-convento (tornato scuola) per destinarlo a Seminario vescovile, ma poté riscattarlo soltanto il suo successore SEBASTIANO SOLDATI (1829–1849 +) e soltanto il 30 maggio 1839.
I successivi lavori procedettero in diverse riprese e con vari contratti, con diverse varianti non di grande rilievo e vennero interrotti dopo il 1848 quando il Seminario nuovamente divenne ospedale militare (febbraio 1849), con danni considerevoli.
Solo il 30 gennaio 1850, sgomberato l’edificio e risanato, le lezioni ripresero con regolarità, due mesi dopo la morte del vescovo Soldati (8.12.1849).
Al questi successero GIOVAN ANTONIO FARINA (1850–1860), che prese una pausa anche per risanare una situazione economica assai precaria, e FEDERICO MARIA ZINELLI (1861–1879) che invece rilanciò gli interventi anche dopo gli eventi bellici e post-bellici del 1866, con il temporaneo sequestro di edifici religiosi da parte del Regno d’Italia.
Dopo di allora, al variare delle esigenze del Seminario, ci furono diversi riadattamenti all’interno della struttura e più consistenti interventi di ricostruzione per riparare i danni dei bombardamenti delle due guerre mondiali, particolarmente gravi anche per la parziale demolizione della parete orientale della sala del Capitolo nel 1944.