Architettura del Tempio

Pubblicato giorno 30 giugno 2016 - Storia

Il tempio di S. Nicolò è una costruzione a croce latina, in laterizio, con tre navate e cinque cappelle terminali ed è uno dei capolavori lombardo-gotici realizzati dagli Ordini Mendicanti del Veneto.
In una costruzione così grandiosa ciò che maggiormente colpisce sono gli elementi di tradizione architettonica romana come la compattezza delle murature, le leséne, le cornici ad archetti pensili.
Un’altra particolarità che viene esaltata è lo slancio di linee ascendenti che viene espresso proprio dalle leggere lesene citate, marcato dalle modanature, comunicato dalle cornici in pietra bianca delle alte finestre ed esaltato dall’altissimo campanile – uno slancio che viene peraltro contenuto dalla compattezza dell’enorme corpo della chiesa.
La parte centrale della facciata è caratterizzata da un rosone ornato di terrecotte e da una parte sommitale ad angolo acuto che conferisce anch’esso slancio all’insieme, ancorché le misure relativamente anguste del sagrato ostacolino una corretta e piena lettura della sua vista da davanti.
E se più spazio si ha sul lato settentrionale e sul lato delle absidi, il tempio resta inserito in un contesto urbanistico troppo limitato per accogliere degnamente una così imponente costruzione e consentirne il pieno godimento estetico esterno.
L’interno di S. Nicolò presenta un vasto spazio, che si estende in lunghezza per circa 88 metri ed in altezza per circa 33,35 metri, con una larghezza di m 27,50 per il corpo centrale e m 38,32 alla crociera.
Vi si trova una piacevole atmosfera di luminosità che si riflette in toni caldi e dorati del mattone.
La croce latina dell’edificio è diviso in tre navate tagliate da un transetto sul quale si aprono cinque cappelle absidali parallele.
Le navate minori, grazie alla loro notevole altezza, consentono una percezione fluente ed unitaria dello spazio,dove risaltano le 12 colonne cilindriche (10 in laterizio e le due anteriori in pietra).

Il principale elemento caratterizzante l’interno è la luce; essa infatti entra da oriente con i primi raggi del sole ed irrompe nella chiesa, compiendo un lento percorso verso il presbiterio e l’altare.
Grazie allo spettacolare soffitto di legno a carena rovesciata, la navata centrale si estende lunghissima in profondità; in origine era occupata dal grande coro a stalli nella sua metà verso l’altare riservata ai frati, mentre era aperta al pubblico solo la restante metà verso il portone principale.
L’acustica del tempio risulta buona, nonostante l’immensità dell’ambiente.

Va segnalato un fenomeno molto interessante legato alla “luce” che si verifica il 21 dicembre di ogni anno (22 dicembre per l’anno bisestile).
Intorno a mezzogiorno quando il sole è al culmine, dalle finestrine superiori e dalle vetrate la luce che penetra illumina contemporaneamente il fregio e i medaglioni con i santi della navata centrale, creando una suggestione unica e del tutto particolare.

IL PATRIMONIO ARTISTICO

La chiesa è parte importantissima della storia della città, della quale oltretutto custodisce una parte non piccola del patrimonio storico-artistico: al suo interno infatti troviamo opere d’arte di grande valore ed interesse, quali i monumenti funebri già citati ed i diversi affreschi del XIV secolo di autori vari.
Certamente su tutti questi spiccano i quattro personaggi della 2^colonna di sinistra (S. Giovanni Battista, S. Agnese, S. Romualdo e S. Girolamo), opera di Tomaso da Modena, pittore che va ammirato anche nella Sala del Capitolo dell’attiguo primo chiostro dell’ex-Convento domenicano.
Numerose tele di autori veneti, in particolare dei secoli XVI e XVII, adornano le pareti e sono anche da ammirare gli altari (in particolare, ma non solo, l’altare maggiore e quelli di San Rocco e del Cristo risorto (o “dei Bressa”), nonché il pregevole organo veneto di Gaetano Callido, con le sue splendide valve di Jacopo Lauro.
Le numerose tele di pittori del XVII e XVIII secolo che decorano le pareti offrono una ampia ed interessante antologia pittorica dell’epoca.